Del progetto “Oristano Est”, finalizzato alla riqualificazione urbana e produttiva della periferia est di Oristano – che ha costituito un punto assai qualificante della precedente amministrazione Tendas – coagulando risorse finanziarie per circa 34 milioni di euro, di cui 17 pubblici e 17 privati, è parte integrante l’intervento denominato Fondo Cre.O.
Uno strumento di sostegno finanziario a favore delle imprese produttive dislocate o che vogliono dislocarsi nell’area interessata dalla riqualificazione.
Sul tema sono rintracciabili nel sito dell’Associazione www.oristanoeoltre.it numerosi post, con i quali sono stati analizzati gli aspetti tecnico – operativi, per un’ottimale valorizzazione dello strumento, anche con indicazioni operative concrete.
Per tale strumento, interamente finanziato da fondi pubblici della Presidenza del Consiglio dei Ministri, è prevista una dotazione di 800.000,00 euro di cui 400.000,00 come “Fondo di garanzia” per operazioni finanziarie costituite da mutui chirografari (cioè senza garanzia ipotecaria) a 5 anni di importo massimo di 25.000,00 euro, e 400.000,00 come “Fondo contributo in c/interessi” sulle stesse operazioni.
La caratteristica precipua di questo strumento è dato dalla possibilità del suo “potenziale” effetto moltiplicatore, tipico dei fondi di garanzia (valga in via esemplificativa la realtà operativa dei “consorzi di garanzia fidi” e le correlate convenzioni con le banche erogatrici dei finanziamenti): cioè a fronte del fondo di garanzia costituito dal consorzio, finalizzato a mitigare il rischio di credito, la banca convenzionata si impegna ad erogare finanziamenti totali pari ad un multiplo del fondo (tra 10 e 20 volte). Nel nostro caso significa che il “fondo di garanzia” di 400.000,00 euro potrebbe mettere “potenzialmente” in moto finanziamenti globali per un totale tra i 4.000.000,00/8.000.000,00 milioni di euro in relazione al moltiplicatore concordato in convenzione (400.000,00 x 10 o 20). Ciò significa peraltro che:
1 – considerato che l’operazione di mutuo prevista è, in ipotesi, di importo massimo di 25.000,00 euro, possono essere erogati “potenzialmente” un numero di mutui, ad altrettante imprese, tra i 160 e 320 a secondo del moltiplicatore concordato (risultato di 4.000.000,00 : 25.000,00 / 8.000.000,00 : 25.000,00);
2 – considerato che le operazioni di mutuo sono per definizione a rientro, cioè caratterizzate da restituzione rateale, il fondo si caratterizza per “rotatività”, nel senso che le restituzioni liberano spazi per nuove operazioni;
3 – per le ragioni indicate ai punti 1 e 2 i fondi di garanzia sono allocati, ancorché intestati al costituente, presso la banca erogatrice convenzionata, tenuto conto che essa deve verificarne progressivamente la capienza rispetto alle operazioni da porre in essere.
Ho schematizzato un po’ per non complicare troppo la comprensione logica dei meccanismi (anche se le convenzioni Banca – Consorzi regolano molti altri aspetti fondamentali: tassi, modalità e tempi di addebito sul fondo per eventuali insolvenze e molto altro).
In base al quadro semplificato in precedenza tracciato, logica razionale ed un minimo di competenza tecnica dei meccanismi, ove non noti doverosamente acquisiti, avrebbero dovuto suggerire (e come in effetti è stato suggerito anche nei nostri post) la predisposizione di un bando, unico bando, dove:
Intermediari finanziari, soli o in associazione, avrebbero dovuto presentare la loro migliore offerta tecnico – economica riguardante:
a – il tasso sulle due tranche del Fondo Cre.O, a titolarità comunale, che avrebbero avuto in gestione: 400.000,00 come “Fondo garanzia” e 400.000,00 come “Fondo di contributi in c/interessi”;
b – il coefficiente moltiplicatore offerto rispetto a quello base stabilito nel bando (non inferiore a 10), da applicare al fondo di garanzia per determinare il plafond globale delle operazioni finanziabili;
c – il tasso più basso sulle operazioni di mutuo chirografario, rispetto alla media, tenuto conto dell’abbattimento del rischio di credito connesso all’esistenza sia del “fondo di garanzia” sia del “fondo contributo in c/interessi”.
Trascuro in questa sede gli ovvi riferimenti necessari per la stipula della convenzione tra le parti regolanti i vari aspetti della complessiva operazioni riguardante sia i beneficiari sia i rapporti tra le parti.
Leggo ora su “La Nuova” del 27/3/2020 “»Il comune ha» aggiudicato al Banco di Sardegna il bando per il fondo Cre.O, lo strumento di sostegno al credito che consentirà a chi voglia operare nel perimetro interessato dagli interventi di accedere a prestiti bancari in maniera agevolata [»] Rispetto alle previsioni formulate nel 2017 dalla giunta Tendas, l’esito della procedura di aggiudicazione ha prodotto un quadro differente. Due infatti erano gli appalti, diversi ma inseriti nello stesso bando perché strettamente legati: uno riguardante l’erogazione dei finanziamenti, l’altro la gestione del fondo di garanzia»[ ma ] è andata deserta invece la gara d’appalto per il fondo di garanzia [!!??], quindi il Banco di Sardegna ha reso noto al Comune che si appoggerà ad uno dei fondi per il microcredito istituiti dal ministero dello Sviluppo economico per rintracciare le garanzie»[!!]”.
Che dire? Un risultato stupefacente, ma gli interrogativi sono tanti: c’è ancora l’effetto moltiplicativo visto che è andata deserta la gara d’appalto per il fondo di garanzia?
Perché due bandi? Quando è evidente che i meccanismi tra operazioni e fondo di garanzia erano strettamente funzionali?
L’Amministrazione non sente il dovere di dare pubblicamente conto del suo operato alla luce dei risultati del bando? Cosa osta ad assegnare la gestione del fondo di garanzia al Banco di Sardegna, che ha esperienza pluridecennale in materia, se questo permetterà il recupero dell’effetto moltiplicativo?
L’Amministrazione ha l’obbligo di dare delle spiegazioni, una cosa è comunque evidente:
L’Amministrazione Lutzu accede al podio per ricevere il 1° premio tra improvvisazione nel migliore dei casi ed incompetenza.
Ognuno tiri le sue conclusioni, le mie sono chiare e definite.
Gianni Pernarella
Laurea in Giurisprudenza conseguita a Pisa e studi post laurea in Economia. Dipendente del Banco di Sardegna dal 1973 al 2003. Dopo esperienza pluriennale di filiale, assume nel 1990 ruoli di responsabilità nella struttura centrale “Organizzazione e Sistemi Informativi” dove, in veste di funzionario capo progetto, ha gestito oltre 10 progetti organizzativi e relativi a sistemi informativi. Collaboratore per oltre 6 anni del SIL – PTO di Oristano; ha scritto quattro libri sulla materia del credito e dell'economia provinciale oristanese relativa all'artigianato.